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Rossella Croce |
Settembre 19, 2005, 11:48am |
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Posts: 537
Location: Venezia
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La discussione si propone di affrontare lo spinoso tema del consolidamento in situ, raccogliendo esperienze ed esempi di restauratori ed esperti tecnici che si sono trovati ad affrontere tali difficoltà durante lo svolgimento di specifici restauri. La discussione vorrebbe spaziare dalla progettazione dell' intervento alle tecniche di restauro utilizzate, dalla scelta dei prodotti al monitoraggio post intervento per una prima, anche se incompleta, valutazione dell' efficacia e della durabilità dello stesso. La discussione è aperta a qualsiasi materiale dell'arte interessato da tali interventi. |
| Rossella CroceRestauratore di Beni mobili ed Architettonici Tecnico per la diagnostica dei beni culturali Esperto per la Sicurezza nel settore del Restauro Cooperativa per il Restauro S.c.p.a.- Milano http://www.cooprestauro.netMODERATORE SEZIONE CHIMICA E DIAGNOSTICA |
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gian1 |
Settembre 19, 2005, 2:46pm |
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Posts: 44
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ho iniziato ad eseguire consolidamento in sotto vuoto in sito (cioè senza lo spostanmento dell'oggetto) fin dal 1976. tela tecnica si ootiene applicando in modo molto attento ed omogeneo uno strato osmotico e il sucessivo strato impermeabile, segue lo studio del c/to pneumatico e di quello idraulico che ne deve garantire la risalita del consolidante in modo uniforme. La percentuale di vuoto che può garantire il trattamento può arrivare anche al85%. i cicli di risalita e pertanto l'imbibizione dell'oggetto vengono eseguiti fino a completa saturazione dell'oggetto stessa da parte del consolidante. la penetrazione del consolidante in un marmo microcristallino fortemente degradato arriva oltre il cm, mentre su pietra arenaria può superare i 5 cm. intaluni casi ho ottenuto l'effetto biscotto. la pressione che la membrana esercita sulla superficie degradata dell'oggetto risulta essere uniforme, sempre ortogonale alla superficie (mai tangenziale, fenomeno che si registra se si usa membrane impermeabili tipo fogli di politilene, ecc..) le superfici degradate vengono mantenute totalmente. al termine dei cicli, e una volta rimosso la membrana, la superficie lapidea presenta un forte aspetto di bagnato, dopo 24 ore la superficie perde questo aspetto e non si registrano effetti di sovrasaturazione del consolidante. Il trattamento in sottovuoto in sito è stato da me sviluppato in questi anni fino a portare il consolidamento sottovuoto a manufatti con altezze fino a 7 metri. |
| Giancarlo Calcagno |
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gian1 |
Settembre 22, 2005, 10:49am |
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Posts: 44
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il consolidamento in sottovuoto (in laboratorio o in sito) è consigliabile aoltre ai materiali lapidei in genere, anche a materiali in legno e legno policromo, materiali compositi, in stucco o gesso. recentemente ho sviluppato la possibilità di eseguire sottovuoto in sito su bassorilievi marmorei in parete con ottimi risultati di penetrazione e tenuta del vuoto. |
| Giancarlo Calcagno |
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Edgardo Pinto Guerra |
Settembre 24, 2005, 11:29am |
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Consulente risanamento murature storiche dal 2003  
Posts: 252
Location: Studio consulenza risanamento muri
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L'argomento interessa moltissimo anche a me - 1) una domanda (ingenua  consolidamento con che cosa?? acqua di calce - latte di calce - silicati di etile - acrilici - silossanici??? 2) come vi comportate in presenza di sali? a me risulta che laddove vi è una forte presenza di sali il consolidante non è efficace. Non tocca il materiale vero e proprio ma si deposita sui sali. Grazie Commento dell' admin E dagli co stì sali ..  |
| Edgardo Pinto Guerra. http://www.consultingepg.com Consulente risanamento Autore del volume "Risanamento di murature umide umide e degradate" epg@consultingepg.com |
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admin |
Settembre 24, 2005, 4:30pm |
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Posts: 731
Location: Palermo
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Ti rimando alla domanda che ti pongo in Consolidamento ligneo: http://www.tine.it/cgi-bin/blah/Blah.pl?b=RL,m=1108887742pregandoti in ogni caso di non disperdere gli argomenti in diverse sezioni. I primi esperimenti con la tecnica del sottovuoto sono stati iniziati da Kempel all'interno del British Museum (vedi relazione negli atti del Symposium Unesco Rilem Parigi 1978 ). In italia sono state realizzate diverse applicazioni all'interno dell'Opifico Pietre Dure di Firenze. Nel corso degli anni 80 la società inglese Peter Cox registrava un brevetto internazionale (basato sull'utilizzo del polietilene) e dava inizio ad una serie d'interventi di consolidamento (anche strutturale). In quel periodo collaboravo con la Peter Cox in qualità di componente del comitato tecnico ed ho avuto modo di apprezzare pregi e difetti del sistema. In quel periodo, tuttavia, si era ancora convinti che i sistemi d'impregnazione più idonei fossero quelli capaci di veicolare in profondità la sostanza impregnante. Credo che da qualche anno sia in atto una decisa inversione di tendenza (che emerge soprattutto all'interno dei più noti istituti di ricerca) in merito all'evidente irreversibilità di questi trattamenti. Il problema si è posto in tutta la sua gravità nel corso di lavori di "de-restauro" su affreschi ed altre opere che accusavano, trascorsi alcuni anni, evidenti crisi d'incompatibilità con la sostanza impregnante. Il tema è stato affrontato da diversi relatori nel corso degli ultimi convegni Arkos e personalmente ho avuto il piacere di discuterne con A. Pasetti e con l'inossidabile Giovanna Alessandrini. |
| Sergio TinèAmministratore del forum |
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Rossella Croce |
Settembre 25, 2005, 9:45am |
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Posts: 537
Location: Venezia
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L'intento di questa sezione è proprio quello di raccogliere l'argomento, di comune interesse per molti settori del restauro, in un'unico spazio, che si propone di affrontarlo analiticamente, dal punto di vista tecnico-scientifico e non tecnico-applicativo. Per la parte applicativa ed operativa, si rimanda, alle specifiche sezione, con tutti i dettagli e le varianti che richiedono in corso d'opera materiali diversi. |
| Rossella CroceRestauratore di Beni mobili ed Architettonici Tecnico per la diagnostica dei beni culturali Esperto per la Sicurezza nel settore del Restauro Cooperativa per il Restauro S.c.p.a.- Milano http://www.cooprestauro.netMODERATORE SEZIONE CHIMICA E DIAGNOSTICA |
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gian1 |
Settembre 26, 2005, 8:33am |
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Posts: 44
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Personalmente ho condotto i primi progetti di consolidamento in sottovuoto a venezia dal 1976 al 1978 su sculture in marmo del Palazzo Ducale. Occorre dividire in due parti il processo del consolidamento sottovuoto: la prima, come semplice tecnica che permette di ottenere il vuoto anche da opere scultoree non amovibili, tecnica che sfrutta le caratteristiche della depressione controllata sia all'interno che sulla superficie dell'oggetto, con tutte le implicazioni quali ad esempio il mantenimento delle superfici degradate e/o decoese. La seconda è la scelta del consolidante che è solamente in funzione delle caratteristiche dell'oggetto (pietra, che tessitura, stato di porosità, o altro materiale ecc..). Quando invece c'è la forte presenza di sali all'interno del manufatto, cosa abbastanza frequente, l'intervento di consolidamento dovrà essere attivato solo in un secondo tempo, dopo la riduzione dei sali presenti. Il sistema sotovuoto si presenta quale tecnica migliore per la riduzione di sali, le mie esperienze in questo senso sono su alcuni manufatti in pietra e in legno: AL termine dell'applicazione degli strati e i circuiti idraulici e pneumetici, si attiva il sistema e si fa affluire dell'acqua deionizzata e/o altro tale che possa sciolgliere in parte i sali e trasportarli fuori attraverso il circuito idraulico, mantenendo sempre e con valori costanti il vuoto. Questo favorisce lo scambio anche in profondità e non danneggia gli strati esterni degradati in quanto la depressione che viene esercitata, oltre ad essere controllata, mantiene una pressione costante e ortogonale alla superficie senza creare sforzi tangenziali alla superfici (cosa che si verifica nel caso si utilizza il politilene come rivestimento). Altro intervento di riduzione dei sali è stato eseguito su fasciame ligneo di una nave recuperata dal mare. L'intervento di desalinizazione ha ottenuto risultati ottimi, in circa 12 cicli si è ridotta la percentuale dei sali del 80%. successivamente alla fase di desalinizzazione si porta all'asciugatura lenta del manufatto, sempre utilizzando il sistema del sottovuoto, questa fase può essere accellerata inserenda all'interno gas di azoto. Terza fase il consolidamento con appropriato prodotto precedentemente testato (in particolare il solvente che potrebbe daneggiare l'involucro) e l'applicazione di un numero di cicli fino alla saturazione e stabilizzazione dell'assorbimnento. |
| Giancarlo Calcagno |
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gian1 |
Dicembre 29, 2005, 6:19pm |
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Posts: 44
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in questi ultimi mesi ho portato a termine l'applicazione del consolidamento a ULTRA-VUOTO cioè con parametri di circa 6-7 volte maggiori rispetto a quanto svolto precedentemente. tale tecnica permette di ridurre i tempi di preparazione del 80% e di conseguenza anche i costi. inoltre permette il consolidamento sottovuoro a parete, cioè a manufatti tipo bassorilievi murati o posti su parete, con lo stesso sistema è possibile ottenere il vuoto e agire indistintamente in desalinizzazione, riduzione dell'umidità e successivo consolidamento anche per apparati lignei di grande dimensione ed articolazione (vedi navi recuperate dal mare o manufatti archeologici, eccc.). mi farebbe piacere inviare foto, ma non sono in grado di farlo, qualcuno può spiegarmi se possibile? arch giancarlo calcagno |
| Giancarlo Calcagno |
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bissy82 |
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Nuovo utente 
Posts: 2
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Ciao a tutti, mi chiamo Alessandra, sono laureata in Tecnologie per il restauro e laconservazione a Cagliari e o ra mi sto specializzando in Ingegneria Edile per il restauro e la conservazione...l'argomento della mia tesi riguarda una parte, precisamente la parte delle piccole terme nel complesso archeologico di Nora a Pula, mi occupo di vrificare il degrado e il tipo di intervento relativo al consolidamento murario...però sono in crisi non sò come im postare il mio lavoro...da che parte devo partire per iniziare a scrivere...sono a corto di idee mi potete aiutare? grazie mille saluti  |
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