Restauratrice di arte contemporanea Utente anziano
Posts: 52
Location: Tra Como e Milano
- con quale criterio decido di utilizzare, contro i licheni, l'ipoclorito di sodio al posto, ad esempio, del Desogen, oppure dell'acqua ossigenata a 120 volumi o la formalina al 5% in acqua? E il benzalconiocloruro?
- in che percentuale, solitamente, vengono utilizzate le sostanze sopracitate?
- può essere utile una pulitura con l'AB57 se gli impacchi con acqua e carbonato non bastassero? O sarebbe troppo aggressiva (poniamo nel caso di un marmo delicato come la Candoglia)? E nel caso si potesse utilizzare l'AB57, l'utilizzo del Desogen come biocida si dovrebbe evitare (visto che è già incluso nella formulazione)?
- i biocidi vanno utilizzati prima o dopo la rimozione delle incrostazioni di sali?
Occorre riflettere, per quanto riguarda i licheni, sull'inefficacia di qualsiasi sistema di pulitura. Ricrescono sempre.
Diversi anni addietro, in occasione di una docenza in corso di formazione, ho potuto eseguire un piccolo esperimento addestrando gli operatori all'uso del bisturi su una piccola facciata di una cappella privata.
Mi serviva, innanzitutto, fare acquisire una buona manualità.
Una volta rimosso il tallo (di tipo crostoso) restavano solo le ife annidate all'interno del litotipo.
Al fine di evitare la ricrescita (difficile se non impossibile in ambiente secco) ho fatto eseguire un'abbondante impregnazione idrofobizzante della facciata con silossani.
Il sistema sembrava funzionare. Purtroppo una scossa sismica (zona Noto) ha abbattuto la cappella e non consentendo ulteriori indagini (in verità per nulla scientifiche).
Occorre tenere presente, ove si volesse ripetere questo esperimento, che l'effetto idrofobizzante dura pochi anni.
Per quanto concerne l'AB57 ... eviterei in ogni caso. E' un sistema più che desueto.
Restauratrice di arte contemporanea Utente anziano
Posts: 52
Location: Tra Como e Milano
quindi al posto dell'AB57 cosa conviene utilizzare per la pulitura? E' sostituibile con l'EDTA tetrasodico per quanto riguarda la pulitura di croste nere?
altra domanda: nel suo esempio parla di metodi meccanici di rimozione dei licheni... ma anche se trattati con Desogen o ipoclorito di sodio questi permangono?
Serena, anche se le mie competenze spaziano nell'ambito di diverse discipline, non sono un restauratore. Tra l'altro, da diverso tempo ho spostato i miei interessi (sempre nell'ambito del restauro) allontanandomi sempre più dai cantieri.
Aspettiamo che qualche restauratore risponda in dettaglio alle tue richieste (anche se il restauro lapideo non trova molti utenti in questo forum).
Ciao sono una restauratrice archeologica e devo confermare che il metodo AB57 è un metodo trapassato,per la mia esperienza sono intervenuta nell'eliminazione dei licheni eseguendo impacchi di desogen che li ha indeboliti seguiti da rimozione meccanica a bisturi. Dopo tale operazione un consolidamento con un silossano con l'aggiunta di biocida è stato più che opportuno visto la fragilitàin cui versava la pietra dopo la pulitura. Devo affermare che tale trattamento fatto sopra un travertino di tipo cavrnoso a distanza di 7 anni regge ancora benissimo. Per quanto riguarda l'ipoclorito eviterei perchè tende a ingiallire la pietra.Spero di esserti stata utile
Premesso che il metodo di pulitura dipende dal tipo di sostanza da rimuovere (e che in casi disperati si arriva a provare di tutto!), volevo fare alcune considerazioni sui materiali indicati da Serena.
Ipoclorito di sodio ed acqua ossigenata sono fortemente sconsigliati (in particolare sui materiali porosi) perchè, come osservava Fiore, possono dare fenomeni di ingiallimento dovuti all'azione ossidante esercitata sul ferro eventualmente presente nella pietra. L'acqua ossigenata inoltre, essendo stabilizzata a pH acido, può essere anche corrosiva sui carbonati se non viene neutralizzata immediatamente prima dell'uso con una base (ad esempio una soluzione di carbonato di ammonio) (v. C.Bernardini Kermes n.16/198.
L'uso dell'AB57 è sconsigliabile (ma alcuni la usano ancora) perchè nella formula originaria (ne esistono numerose varianti) si trovavano il bicarbonato di sodio (per la possibile ritenzione del sodio) e l'EDTA (fortemente corrosivo) (v. Lazzarini-Tabasso, il restauro della pietra 1986). Una superfice trattata con AB57 appare più bianca non perchè più pulita ma proprio per effetto dello scattering.
Il carbonato di ammonio è in genere sufficiente a rimuovere croste nere ed altri depositi coerenti. E non aggredisce la superficie (v. J.Lauffenburger, Change in gloss of marble surfaces, Studies in conservation, vol.37 n.3, anno 1992)
In generale è opportuno eseguire il trattamento biocida prima di tutte le altre operazioni per evitare che trattamenti acquosi preliminari possono rinvigorire eventuali biodeteriogeni.
Per la formalina basterebbe una sola parola: NO! Non solo è tossica ma teratogena e cancerogena e pertanto non se ne può neppure ipotizzare l'impiego per una pulitura. A meno che non si tratti di un monumento commemorativo...dedicato alla memoria del restauratore che l'ha pulito!
Restauratrice di arte contemporanea Utente anziano
Posts: 52
Location: Tra Como e Milano
Grazie a tutti
Signor Carlo, mi potrebbe spiegare un pò meglio l'effetto dello scattering? Cos'è è a cosa è dovuto? Per caso si presenta anche in caso di utilizzo dell'EDTA tetrasodico?
Gentilissima Serena, certamente un fisico o un chimico potrebbero illustrarti meglio di me sia l'EDTA che il fenomeno dello scattering. Come del resto un buon libro di chimica. Ad ogni modo l'EDTA (bisodico e tetrasodico) è un complessante degli ioni dei metalli (calcio, sodio, rame etc) ai quali si lega favorendone così il processo di solubilizzazione. Viene utilizzato per rimuovere incrostazioni calcaree, macchie di rame, ruggine etc. Può essere molto aggressivo perchè non è selettivo: non è in grado ad esempio di riconoscere il carbonato di una incrostazione dal carbonato che costituisce un marmo o la pellicola pittorica di un affresco. Lo scattering è la diffusione in ogni direzione della luce incidente causata dalle discontinuità di una superficie. L'EDTA bisodico e/o tetrasodico (talvolta si usano insieme per ottenere soluzioni a pH neutro), come del resto altri mezzi meccanici fisici o chimici, "rompendo" la superficie, ce la fanno apparire desaturata, più chiara pur non lasciandola necessariamente più pulita. Protettivi, vernici, cere e resine varie applicate sui dipinti murali, sui dipinti da cavalletto e sui materiali lapidei servono, oltre a dare una protezione fisica e meccanica, a ridurre lo scattering saturando le superfici e rendendo i colori più vivi. Spero di aver risposto alle tue domande. Ciao Carlo
PS Forse tra colleghi ci si può anche dare del "tu"!
La spiegazione che ha fatto Carlo dello scattering è veramente molto buona sopratutto perchè non viene da un fisico o da un chimico ed è facilmente comprensibile da chi legge.
Un altro esempio che si può fare per capire lo scattering è quello del vetro o del ghiaccio... pensa a lastre trasparenti di questi materiali... non sono (dal punto di vista dell'interazione con la luce) troppo diversi da un sottile strato di carbonato di calcio... ora immagina questi due materiali e immagina di dargli una martellata sopra... si fessureranno e si spezzetterano dando come risultato una colorazione bianca e opaca pur essendo per loro natura incolori e trasparenti... è la stessa cosa che succede ad un sottile strato di calcare cristallino e trasparente... ogni qual volta una superficie viene finemente suddivisa si rischia di aumentare lo scattering mentre se invece con sostanze come le vernici o la stessa acqua si ricopere una superficie suddivisa allora l'interfaccia con l'aria diventa molto più liscia e quindi si aumenta la saturazione e si ottiene un "effetto bagnato" che ravviva i colori. Come ha spiegato Carlo nel caso della pulitura con EDTA ciò che provoca lo scattering è l'abrasione dello strato superficiale che risulta in questo modo più "rugoso" e quindi in un certo senso più suddiviso e in definitiva più bianco.
Una curiosità: un altro interessante caso in cui si osserva lo scattering nel campo dei beni culturali è la macinazione dei pigmenti... soprattutto nel caso dei blu (che sono generalmente più soggetti a questo fenomeno) ci si ferma spesso ad una granulometria elevata e si ottengono per questo strati pittorici di elevato spessore
Marco NICOLA MODERATORE AREA AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
Conservation Scientist - Diagnosta dei Beni Culturali Analisi chimiche, chimico-fisiche, petrografiche, biologiche... e ricerche per lo Studio, la Conservazione e il Restauro del Patrimonio Artistico sito: http://www.adamantionet.com
Architetto-Dottore di ricerca in Conservazione Utente anziano
Posts: 101
Location: Palermo
Carlo Serino, una richiesta anomala. Tu come restauratore ti sarai formati su testi o lezioni di teoria del restauro. Escludendo gli scritti di Baldini, Urbani, Brandi (che già conosco), potresti sudderirmi una bibliografia dedicata, sulle opere mobili? Ti ringrazio in anticipo.
Ahimè, devo confessare: la teoria del restauro non è il mio forte. Purtroppo mi crea problemi di torpore ed incontrollabile sonnolenza.
Questo però potrebbe essere un buon punto di partenza: http://www.tine.it/libri/restauro_teoria.htm Naturalmente cercherei anche con il motore di ricerca dell'ICCROM (con "teoria" e "theory" nel campo "words of title", e poi "theory" nel campo "keywords" o in quello "words of the abstract").
ciao sere, sono una restauratrice ora mi occupo di lapideo. il tallo dei licheni viene asportato tramite bisturi. ma per eliminarli non ho usato edta poichè crea un'alterazione cromatica della pietra. infatti ho usato biotin (metatin) al 3 o al 4% in acqua deionizzata. per la cronaca il metatin o biotin è un biocida a largo spettro, cioè che uccide la maggior parte delle famiglie infestanti. non tende ad alterare l'aspetto della pietra. ha un tempo di applicazione di 7 gg da ripetersi per più volte se necessario.
spero di esserti stata utile in qualche modo.ciao
chiara massimi restauro tele, tavole, opere lignee policrome, affreschi, dipinto murali e lapideo a Roma