Salve a tutti,mi chiamo roberto e sono un neo iscritto. Vorrei sottoporre a tutti voi una considerazione che ho fatto trovandomi davanti(per motivi lavorativi) alla scelta di usare un'intonaco alla calce ed uno ai silicati di potassio. Dalle mie ricerche ho appurato che, entrambi gli intonaci mi avrebbero garantito un legame meno "invasivo" con il supporto,cioè non avrei corso il rischio che il supporto si "strappasse".Entrambi mi forniscono resistenze idonee allo scopo ma, con un maggiore prestazione per quello ai silicati.Dalle mie ricerche è emerso che sebbene altre caratteristiche siano idonee allo scopo(traspirabilità ,degrado,durata),il secondo offre sempre qualcosa in più.
La mia considerazione, che vuole essere più una domanda è:perchè ci si ostina ad orientarsi verso i prodotti alla calce,quando ci sono i silicati di potassio che danno garanzia prestazionali più alte?E' solo una questione meramente economica?
ringrazio tutti coloro che vorranno partecipare?
"CONOSCERE è il modo migliore per capire i cambiamenti in atto...SAPERE è l'unico strumento per governarli."
Per prima cosa bisogna chiarire cosa intende per intonaco: io credo lo strato di malta (legante + aggregato) che riveste una muratura. Se è questo che intende devo dire di non aver mai visto degli intonaci ai silicati ma solo a calce o al limite a cemento. Se invece intende un "tonachino" o "intonachino" o comunque quello straterello sottile (1-2 mm) che si sovrappone all'intonaco, allora è vero, ci sono prodotti a base calce e a base silicati. L'uso dell'uno o dell'altro non è solo dipendente da "quello che da più garanzie di durata" ma anche da tutta un'altra serie di fattori da valutare: - tipologia dell'edificio - epoca dell'edificio - collocazione geografica dell'edificio - tipologia del fondo su cui questo tonachino andrà applicato - esigenze estetiche - esposizione dell'edificio saluti
Salve, senza togliere nulla a quanto detto - vorrei solo aggiungere che: - un intonaco ai silicati di potassio (o ai più moderni silani-silossani che fanno la stessa cosa) ha una caratteristica particolare che lo distingue. E' idrofobizzante, cioè respinge l'acqua (piovana) non permettendone l'ingresso ma è allo stesso tempo traspirante. Naturalmente la traspiribilità è ridotta di una certa percentuale rispetto allo stesso impasto senza idrofobizzanti. - quanto ai moderni intonaci a calce, non so a quali si riferisce in particolare Teresa ma, che io sappia, le nuove linee di impasti premiscelati "bio" a base di calci naturali a norma UNI EU 459 NHL messe sul mercato molto di recente (un anno circa) da almeno tre grossi produttori dovrebbero dare tutte le garanzie di genuinità e di qualità per intonaci non addittivati di quel tipo. - c'è da aggiungere che recente norma europea e UNI sugli intonaci, la 998-1, non fa riferimento ai leganti, solo alle prestazioni di impermeabilità e di traspiribilità . E pone requisiti conciliabili solo gli additivi di cui sopra -
Sono un'artigiano edile, spesso mi interrogo su come poter produrre in cantiere una buona malta da intonaco/arriccio, traspirante, igenica, duratura e "eticamente" idonea a restauri di locali storici. Facendo una ricerca sono approdato in questo forum, approfitto della professionalità dei partecipanti per sottoporre il mio caso.
Vittorio, pur riconoscendo l'elevata qualità dei preconfezionati, ho sempre preferito, in presenza di manodopera "realmente" qualificata, la produzione in cantiere. L'unico vero problema è sempre quello di reperire un prodotto che possa in qualche modo somigliare alla calce prodotta in passato (maturata in fossa). In alcune aree geografiche sono reperibili dei grasselli artigianali con un livelo di qualità accettabile. Trovato il grassello occorre utilizzare sabbie idonee miscelandole con corrette e differenti granulometrie per ogni strato d'intonaco (più grosse all'interno e più fini all'esterno).
La durabilità. Per gli interni possiamo andare tranquilli. Negli esterni ed all'interno di locali umidi occorre dotare la malta di comportamento idraulico tramite l'utilizzo di malte bastarde ottenute con diversi leganti ed inerti miscelati in vario rapporto (calce aerea, calce idraulica naturale, cocciopesto, pozzolana).
In merito al sempre più diffuso utilizzo di additivi chimici raccomando, in assenza di una specifica esperienza e competenza, di evitarne l'uso improvvisato o di trattarli con la massima cautela.
Vittorio, pur riconoscendo l'elevata qualità dei preconfezionati, ho sempre preferito, in presenza di manodopera "realmente" qualificata, la produzione in cantiere. L'unico vero problema è sempre quello di reperire un prodotto che possa in qualche modo somigliare alla calce prodotta in passato (maturata in fossa). In alcune aree geografiche sono reperibili dei grasselli artigianali con un livelo di qualità accettabile. Trovato il grassello occorre utilizzare sabbie idonee miscelandole con corrette e differenti granulometrie per ogni strato d'intonaco (più grosse all'interno e più fini all'esterno).
La durabilità. Per gli interni possiamo andare tranquilli. Negli esterni ed all'interno di locali umidi occorre dotare la malta di comportamento idraulico tramite l'utilizzo di malte bastarde ottenute con diversi leganti ed inerti miscelati in vario rapporto (calce aerea, calce idraulica naturale, cocciopesto, pozzolana).
In merito al sempre più diffuso utilizzo di additivi chimici raccomando, in assenza di una specifica esperienza e competenza, di evitarne l'uso improvvisato o di trattarli con la massima cautela.
Spett.le Architetto, Ho il piacere di rispondere al suo post per quanto riguarda il problema di reperire grassello "stagionato in fossa". Vorrei segnalare la nostra azienda, che da oltre 50 anni produce in maniera tradizionale grassello di calce cotta a legna ( in forni continui verticali a fiamma indiretta), e lasciata stagionare per periodi che vanno da 6 a 48/60 mesi. Allego alcune foto.