Arte & Dintorni: I Musei ancora privi di status giuridico proprio lunedì 19 aprile 2010
http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=10202&Itemid=40 Arte & Dintorni: I Musei ancora privi di status giuridico proprio
Quanti sono i musei italiani? Dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali dipendono circa 400 “istituti d’antichità e d’arte”. Ma valutando quantitativamente siti e collezioni a cura di enti locali ed istituzioni varie, sia pubbliche che private, si supera la cifra di 3000 musei. La gran parte di questi appartiene alla categoria artistica (57%), seguita da quella storico-archeologica (30%) e da quella scientifica (13%).
Secondo una ricerca pubblicata nel maggio 2008 dal Centro studi del Touring Club Italiano, nel 2007 nei 30 musei italiani più visitati sono transitate quasi 24,5 milioni di persone. Ottimo! Non proprio.
Se confrontiamo il movimento turistico italiano con quello degli altri paesi europei, il paragone numerico è impietoso. La Francia, ad esempio, ha avuto quasi il doppio dei visitatori del Belpaese.
In Italia i “turisti di musei, monumenti e aree archeologiche” sono stati 34 milioni 443 mila, mentre in Francia la quota di visite è di 52 milioni. E ciò naturalmente incide anche sugli introiti, che sono altrettanto al di sotto rispetto a quelli dei nostri vicini d’oltralpe.
Non c’è dubbio che il patrimonio culturale nazionale non ha nulla da invidiare a quello francese, eppure i presupposti di qualità e quantità non si realizzano, perché?
Le Soprintendenze speciali per i poli museali ( ), nate nel dicembre 2001, rappresentano un tentativo di risolvere, per alcune realtà museali italiane, una storica anomalia del sistema italiano di tutela e promozione dei beni culturali. Ci riferisce alla scarsa attenzione che il nostro ordinamento ha riservato al tema della fruizione dei musei.
A lungo si è guardato ai musei come a luoghi il cui unico compito era quello di garantire a beni “preziosi” un particolare regime di protezione. Basti pensare che la Legge Bottai -la famosa legge n.1089 del 1939 che per oltre cinquanta anni è stata il principale riferimento in materia di gestione dei musei- si limitava ad individuare semplici meccanismi di accesso del pubblico alle cose d'arte, senza dare nessun riferimento ai contenitori delle stesse. È accaduto così che la gestione dei musei, intesa come l'insieme delle funzioni e delle attività finalizzate a promuovere la conoscenza dell'arte presso il grande pubblico, non abbia mai raggiunto una specifica configurazione istituzionale.
In Italia, diversamente agli altri paesi europei, il “Museo” è considerato parte della sfera di intervento di tutela del patrimonio e che come tale va affidato del tutto alle Soprintendenze territoriali di settore.
Cosa vuol dire in termini concreti? Questo significa che i musei non vantano alcuno status giuridico proprio, ma sono considerati a tutti gli effetti uffici degli organi periferici.
Ad esempio il personale non è assegnato direttamente ai musei ma alle Soprintendenze. Oppure che nel bilancio del Ministero non è previsto un capitolo di spesa ad essi intitolato, difatti i fondi per gli istituti compresi negli stanziamenti generali sono assegnati alle Soprintendenze. E ancora non esiste la figura del “conservatore di museo”, con un iter di formazione specifico, essendo i profili professionali gli stessi previsti per le attività di tutela, con specializzazioni che derivano dalle discipline tradizionali (storia dell'arte o archeologia).
Appare evidente che il salto qualitativo dei musei italiani non può prescindere dalla loro autonomia rispetto alle Soprintendenze territoriali. Un’autonomia non da intendersi come un semplice riconoscimento del valore delle collezioni, né tanto meno dell’ammissione di ambiti di specificità scientifica e gestionale, ma piuttosto intesa come organizzazione in istituti indipendenti veri e propri.
Istituti museali come organi indipendenti del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, dotati della massima autonomia possibile: con un budget annuale autonomo, con la possibilità di riutilizzare gli utili derivanti dalla vendita dei biglietti e delle riproduzioni, con la capacità di organizzare i servizi aggiuntivi ed il personale, come centri di formazione, conoscenza e divulgazione.