Mi rivolgo qui certo che la questione, se questione è, non è esclusiva di questa sessione o di questo forum. Leggendo i dialoghi sul libro di Federici "A, B e C.", ad un certo punto il Conservatore di libri antichi dice a pg 69-70: - (...) nel restauro c'è una caduta delle informazioni che il restauratore coscienzioso cerca di limitare nella misura del possibile. (...), la caduta è legata a trattamenti che, eliminando le sostanze deterioranti, rimuovono anche quelle legate alla storia di quell'oggetto o di quel materiale (il lavaggio di carte acide porta via i prodotti di degradazione, ma anche parte delle colle e delle impurezze che potrebbero raccontarci alcuni aspetti della storia della carta). (...) - E' possibile limitare questa perdita d'informazioni eseguendo, ad esempio, prima del restauro, dei tamponi sulle carte o sugli oggetti e conservarli a futura memoria per una eventuale analisi chimica e biologica. Prendere, altro esempio, quei frammenti di carta, pelle, pergamena, già staccati del bene culturale, e anch'essi conservarli in ambiente "sterile". Tutto ciò è assurdo oppure...
"Restauratore con il dramma di essere l'eliminatore di piccole porzioni di storia" |